Partenza da
Portomaggiore
Lunghezza
5 km
Durata
1 ora
Adatto a
Escursionisti, Famiglie, Bambini

Trasporti

L'itinerario parte da Portomaggiore dal “Ponte delle Volpi” seguendo la cartellonistica “Delizie Estensi” che vi condurrà al Castello del Verginese.

Prima di arrivare a Sandolo, ci si può allungare fino a Maiero, la cui chiesa antica fu distrutta nella Seconda Guerra Mondiale, ma rimane il campanile del 1809 che conserva l'aspetto originario con la cuspide appuntita e le pesanti paraste della cella campanaria e il “Palazzone”, palazzo Berti ex Bergellesi, costruito in epoca pre-barocca sui ruderi della trecentesca rocca di Maiero.

Proseguendo sulla strada bianca oltre la chiesa si trova il “Pozzale”: antico podere che conserva in ottimo stato un grandissimo fienile datato XV secolo (si dice sia il più grande d'Europa).

Una volta raggiunto l'abitato di Sandolo, che deve il suo nome a un antico ramo deltizio del Po di Volano, si potrà ammirare la Pieve in stile romanico a pietra vista di cui oggi restano la navata centrale e quella di destra. All'interno, nel presbiterio c'è un Cristo su croce bizantina e il marmoreo fonte battesimale; nella cappella del battistero un affresco del Battesimo di Gesù nel Giordano, attribuito a Giuseppe Mazzolani.

Si raggiungerà infine la Delizia del Verginese, l'edificio inizialmente casale adibito ad uso agricolo, di proprietà degli Estensi, dopo il 1534, fu trasformato in residenza estiva di Laura Dianti.

All'aspetto originario vennero aggiunti i torrioni merlati a pianta quadrata ai vertici dell'edificio, i timpani alle finestre, il bugnato in laterizio. Risale al 1700 il portico ad arcate, aperto solo nel lato settentrionale, che unisce la chiesetta al castello.

Dal 2006 la Delizia ospita la mostra “Mors Immatura” Il Sepolcreto dei Fadieni, ritrovamento archeologico datato tra il I e II secolo d.C. rivenuto nelle vicinanze nel 2002. La Delizia è circondata dal ritrovato “Brolo” il bel giardino storico che dalla villa conduce alla torre colombaia mentre sul lato meridionale porta al ristrutturato essiccatoio ribattezzato “La vinaia del sapere”.

Lasciato il Castello del Verginese si prosegue verso Gambulaga dove si trova la chiesa di S. Giorgio che svetta con i suoi 24 metri di altezza sul piccolo centro abitato. La chiesa sorge nel luogo in cui un tempo era ubicato il "castello", edificata nel 1777 ha la forma di una nave di cui l'abside rappresenta la prua e la facciata la poppa.

Tappa successiva è la chiesa di San Sisto a Runco oggi unico segno tangibile delle antiche origini di questo borgo. L'edificio risalente al 1600 di architettura barocca conserva all'interno un ritratto del patrono attribuito allo Scarsellino. Viene molto venerata l'immagine della Madonna della Trebbia “miracolosamente” ritrovata indenne dopo essere finita, così si narra, tra gli ingranaggi di una macchina trebbiatrice.

Si torna in sella e continua il percorso dirigendosi a Quartiere. La strada si snoda seguendo il letto estinto del Sandalo, curioso notare poco fuori Runco sulla sinistra una piccola casetta collocata quasi nel letto del piccolo fossato, un tempo pare fosse un mulino ad acqua.

Nel borgo agricolo è possibile visitare la chiesa dedicata a S. Giovanni Decollato, tappa successiva è Portorotta antico porto sullo scomparso fiume Sandalo. La rottura di questo porto, sotto la spinta impetuosa delle acque, sta all'origine del nome del paese. La chiesa del borgo è intitolata ai SS. Giacomo e Sebastiano, ma in realtà è elevata a Santuario della Madonna di Pompei. Costeggiando l'antico corso del fiume, immersi nella campagna si arriva a Ripapersico.

Fin dagli inizi del XIII secolo il piccolo paese fu centro civile e religioso di primaria importanza nel territorio portuense. La chiesa, risalente al X secolo, era composta da un'unica navata con tre altari, che con il tempo divennero 6, mentre la torre campanaria è datata 1767. Anche per questa chiesa furono devastanti i bombardamenti dell'aprile 1945, che distrussero completamente sia l'edificio principale che la torre campanaria, ricostruite al 1950.

Dopo la chiesa, tenendo la sinistra e percorrendo la pista ciclabile in soli due chilometri si torna sui Viali di Portomaggiore da dove era partito il viaggio.