
Cappelletti
I cappelletti, -caplìt in ferrarese- sono un formato di pasta all’uovo ripiena, dalla caratteristica forma a piccoli cappelli a tricorno o, secondo una lettura più poetica, ispirata all’ombelico di Venere. Il loro ripieno — chiamato batù — è tradizionalmente composto da goletta di maiale, pollo, salame da pentola, formaggio grana e noce moscata, anche se nel tempo non sono mancate varianti familiari o aggiunte personali.
Secondo la consuetudine ferrarese, i cappelletti vengono cotti e serviti in un ricco brodo di cappone, un piatto caldo e avvolgente particolarmente legato alle festività natalizie. Oggi è diffusa anche un’interpretazione più moderna che prevede di scolarli dal brodo e condirli con panna: una scelta molto apprezzata da alcuni, ma considerata quasi “blasfema” dai puristi ferraresi.
L’origine dei cappelletti è da sempre motivo di sana rivalità gastronomica tra Ferrara, Modena e Bologna. Tuttavia, a favore dell’ipotesi ferrarese esiste un’importante testimonianza storica: nel libro Banchetti, composizioni di vivande e apparecchio generale di Cristoforo da Messisbugo, pubblicato postumo nel 1549, compare la ricetta dei “Tortelletti grassi d’altra sorte”. Il ripieno descritto dallo scalco estense ricorda molto da vicino quello degli odierni cappelletti, suggerendo una continuità storica che lega questa specialità alla tradizione culinaria della corte ferrarese.
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