Ospitato a Palazzo Costabili, detto di Ludovico il Moro, uno dei palazzi più prestigiosi del rinascimento estense, il ManFe offre al pubblico un patrimonio archeologico unico al mondo, inserito in un contesto artistico e architettonico di grande bellezza.
Il museo ospita i reperti di altissima fattura della città etrusca di Spina, emporio commerciale di primaria importanza, fiorita dal VI al III secolo a.C.. L'abbondanza di corredi da simposio di provenienza ateniese e attica testimonia i legami culturali che la città intratteneva con la Grecia, tali che gli stessi Greci annoveravano gli Spineti fra i propri connazionali.
Gli oggetti sono suddivisi per corredo, ovvero raggruppati a seconda della sepoltura di provenienza. Di particolare fascino sono i grandi vasi attici da simposio, sui quali si possono leggere scene di vita quotidiana, racconti mitologici o legati alla guerra di Troia.
Compaiono opere dei più abili artigiani del tempo e, accanto ad oggetti di grande ricchezza, come i diademi in oro, ve ne sono altri di uso più comune, tra i quali piatti, ciotole, contenitori per l’olio, dadi in osso e pietra. Di produzione etrusca sono invece altri reperti, soprattutto in bronzo, tra cui candelabri e bellissime cimase, tripodi, sostegni. Da notare le ceramiche alto adriatiche, prodotte localmente quando cessarono i commerci con la Grecia.
Accesso consentito a cani di piccola taglia nel trasportino.
La Sala degli ori
La sala è uno scrigno luminoso che espone quasi un centinaio di gioielli in oro, argento, ambra e pasta vitrea, di grande impatto estetico, rinvenuti nei corredi tombali di Spina e databili tra il V e il IV secolo a. C. Oggetti preziosi che accompagnano e suggellano i momenti salienti dell'esistenza dell'uomo in vita e in morte e che, grazie ai loro significati simbolici, possono costituire una chiave interpretativa particolare della società dell'antica Spina.
Oltre che oggetti di ostentazione di prestigio familiare, gli ori e i reperti preziosi di Spina esaltano il valore carismatico dell'orafo-artigiano, il demiurgo che manipola materiali che simboleggiano l'eternità in rapporto alla ciclicità e alla caducità della vita umana, secondo linguaggi e valori di carattere universale.
Il giardino neorinascimentale
Il vasto giardino neorinascimentale di Palazzo Costabili è stato realizzato, in stile, negli anni trenta, con estensione ridotta rispetto alle origini. Il giardino "di rappresentanza" del Palazzo era un tempo posto a levante, lungo l'antica Via della Ghiara.
Fino ai primi del Novecento il giardino era un semplice spazio coltivato a orto. Negli anni trenta, in occasione del restauro per l'apertura del Museo Archeologico, fu ricreato un ambiente nuovo, frutto di una ricostruzione immaginaria di un giardino rinascimentale. Il giardino venne così compartito a riquadri, delineando le aiuole e mantenendo le direttrici dei percorsi esistenti. Dopo gli anni cinquanta furono aggiunti il labirinto, la galleria delle rose, i giochi interni ai riquadri e altre specie arboree.
L'aspetto attuale è frutto dei restauri conclusi nel 2010 che hanno saputo ricreare un insieme armonico e fruibile dai visitatori. Si può visitare con un biglietto a parte.
La Sala del Tesoro
La Sala del Tesoro in origine forse destinata a sala da musica o a biblioteca, archivio e thesaurus fu decorata tra il 1503 e il 1506 da Benvenuto Tisi detto il Garofalo, uno dei più importanti rappresentanti della scuola ferrarese rinascimentale.
Alzando lo sguardo ci si trova di fronte a uno spettacolo decorativo eccezionale: un’audace prospettiva dal basso verso l’alto ispirata alla celebre Camera degli Sposi dipinta da Andrea Mantegna a Palazzo Ducale nella vicina Mantova. Lungo i lati del soffitto si apre un’ampia balconata da cui pendono tappeti orientali: una galleria di personaggi, molti dei quali con strumenti musicali, a testimoniare il loro amore per l’arte, la musica e la poesia, quasi una vetrina dell’aristocrazia del tempo da cui emergono ritratti di rara eleganza sullo sfondo di un cielo turchino.
La sala è un hortus conclusus, un giardino segreto voluto dal padrone di casa per i suoi importanti ospiti.
Sala delle Geografie
L'ampio Salone che si apre al piano nobile con affaccio sul cortile d'onore, è stato dipinto nel 1935 a conclusione dei lavori di restauro che hanno portato all'apertura del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
La scelta di riprodurre antiche carte geografiche a introduzione e complemento della visita ai materiali di Spina si deve proprio al primo direttore del Museo, Salvatore Aurigemma, che ha voluto fosse dedicata una particolare attenzione al territorio del delta del Po, dove fiorì l'antica Spina, e delle Valli di Comacchio, dove la bonifica degli anni venti diede il via alla scoperta della grande necropoli etrusca. Tutt'intorno, sul fregio del cornicione, fece trascrivere i versi dell'ode Alla città di Ferrara, composta da Giosué Carducci nel 1895, e sulle arcatelle del loggiato un passo di Plinio il Vecchio sulle origini mitiche di Spina.
Sulla parete lunga di fronte al loggiato, si trova una parte della cosiddetta Tabula Peutingeriana, copia medioevale di una carta geografia itineraria, redatta probabilmente nel IV secolo d.C. che rappresenta, con una forte deformazione in senso orizzontale, l'intero impero romano visto a volo d'uccello da occidente a oriente.
Sala delle Piroghe
Scoperte nel 1940 in Valle Isola, vicino a Comacchio, le due imbarcazioni monossili, presumibilmente di età tardoromana (III-IV secolo d.C.), sono così chiamate perchè ricavate da un unico tronco d'albero scavato con utensili e il fuoco. Furono recuperate nel 1948 e in seguito portate ed esposte al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara dove sono tuttora conservate.