Codigoro incontra la liberazione il 22 aprile 1945, quando i tedeschi lasciano il paese facendo saltare il ponte di pietra e ferro sul Po di Volano per ostacolare l’avanzata degli Alleati, trascinando con loro alcuni uomini in ostaggio. La guerra è finita, ma durante i lunghi mesi di agonia del regime le carceri di Codigoro si riempiono di antifascisti e di persone sospettate di essere coinvolte nella Resistenza. Nonostante il nome innocuo che ricorda i serragli per la custodia dei fagiani, nelle “fasanare”, le sovraffollate carceri di Codigoro, le torture, condotte dalla tristemente nota “banda De Sanctis”, sono durissime

Un luogo della Memoria: la Cella Ticchioni

Tra i tanti, nella cella n. 2, fu rinchiuso Ludovico Ticchioni, giovane attivista della brigata “Bruno Rizzieri” di Ferrara, che era sfollato insieme alla famiglia a Serravalle. Sospettato di attività antifascista, fu arrestato e passò 49 giorni nelle carceri, tra interrogatori e torture, e all’alba del 14 febbraio 1945, dietro un’ingannevole promessa di libertà, fu ucciso insieme all’amico Gino Villa nella piazza di Codigoro.

Il sacrificio di Olga Fabbri

Tra le vittime del fascismo sulla lapide commemorativa esposta sulla facciata del municipio, compare anche il nome di Olga Fabbri, una mamma di cinque figli, tragicamente uccisa da militari della Repubblica di Salò, che avevano preso in ostaggio il marito Bruno. Olga, vedendo il marito trascinato via dai militari, che sparavano ovunque per intimidire e difendersi, li affronta con la forza della disperazione invocando la liberazione del suo uomo, ma viene falciata da una raffica di mitra. Era il 22 aprile del 1945. Quando fu conferita, da Giancarlo Pajetta, la medaglia in ricordo della madre alla figlia Liliana, egli le riferì che la triste vicenda della madre sarebbe stata oggetto di un episodio nel film “Roma, città aperta”.

La cella Ticchioni è stata ristrutturata attraverso il  progetto “Riqualificazione della Cella Ticchioni e creazione di percorso storico culturale della memoria” e si trova nei pressi della Residenza municipale, mentre la vicende di Olga Fabbri è ricordata in un pannello esplicativo in Piazza Matteotti, a seguito del  progetto “Destinazione Parchi Delta del Po”, entrambi finanziati dal PSR della Regione Emilia-Romagna.

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